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La peste - Giorgio Gaber

Giorgio Gaber ed il significato di la peste

Giorgio Gaber al tempo del COVID-19

I grandi autori, non solo risultano gradevoli, intelligenti e geniali, ma, a volte, sconfinano nel profetico, come profetica appare questa canzone del 1974 scritta dall'immenso signor "G", alias Giorgio Gaber. In queste giornate di Coronavirus, in cui il COVID-19 tiene banco, il testo di questa canzona sembra più che mai attuale.

La peste e gli effetti sulla società e sulle persone

Di cosa parla questa canzone? Degli  effetti del virus nelle persone e di come le persone reagiscano alla diffuzione dello stesso. Ma per cominciare, di che virus si tratta? Del famigerato Yersinia pestis che nel '300 ha decimato l'Europa? Ebola? AIDS? COVID-19? Ne parleremo dopo.
Inizialmente il grande signor G si sofferma sugli effetti del virus sulla popolazione: non degli effetti secondo un profilo medico, ma degli effetti sulla psiche delle persone e sulla società. 
La prima fase è leggerezza. C'è un bacillo che saltella.. curioso.. negativo.. contagioso..

La seconda fase sono mistero, curiosità, false notizie (oggi diremmo face news): "serpeggia nell'aria con certo mistero.. le voci sono molte.. non è certo un segreto.. la notizia si diffonde per Milano..." Ebbene, come no: ai primi di gennaio se ne è cominciato a parlare, poi ci si è domandati se il pericolo fosse reale o, come in altri casi, fosse una minaccia fantasma. Poi arrivano i primi contagi, poi si comincia a pensare che questa volta il virus ci sia davvero, qualcuno accusa i cinesi, altri gli americani... e lentamente comincia la paura. La gente esce meno, resta chiusa nelle case, diventa diffidente.... finché, ad un certo punto, quasi magicamente, tutto diventa chiaro: c'è la peste a Milano. 
Il successivo paragrafo non lo commento neanche, mi limito ad incollarlo qui, leggete e ditemi cosa pensate:
A Milano c'è gente che muore
La notizia fa un certo scalpore.
Anche in provincia si muore.
La peste si diffonde adagio
Poi cresce e si parla di contagio
C'è il sospetto che sia un focolaio
Che parte dal centro e si muove a raggiera
Dilaga dovunque
La peste nera.
Ecco, siamo arrivati qui! Esattamente qui. Sembra un articolo tratto dal corriere della sera dell'8 marzo.

Gaber: la peste e gli untori

È il paragrafo successivo, però, quello che trovo più interessante. Spero davvero che non diventi profetico come i precedenti. Di cosa si parla? Cominciano gli orrori, i malati, le sofferenze e le morti. In mezzo a tutto quell'orrore ci si comincia anche a domandare chi ne sia l'artefice. Da dove è arrivato questo male terribile! Dio? Gli ebrei? E parte la caccia agli untori! Sembra che mani abilissime abbiano lanciato verso la popolazione dei topi pescati dalle fogne (qualcuno in cerca di untori ha per caso detto che abbiamo visto tutti i cinesi mangiare topi vivi?).
La peste prosegue ed è terribile. Ed è anche peggio di quella del '20. Del venti??? Ma a quale peste si riferisce Gaber? Lo si capisce quando dice che la peste è un bastoncino che ti entra nel cervello. Allora le cose diventano chiare: la peste degli anni '20 era il fascismo, ma quella degli anni '70? Bella domanda. Onestamente non lo so, anche se ho delle ipotesi, ma non le voglio esporre qui, perché, alla fine, la cosa truce, non è la peste in se stessa, ma come la gente finisca per abituarsene e non farci più caso. L'indifferenza. A detta di Giorgio Gaber, ci siamo trasformati in un paese di ignoranti, che scansa un cadavere per sedersi in una panca, senza nemmeno farci caso.
Ed è così: guardate con quanta indifferenza la gente ceni, mentre alla TV, il TG ci mostra immagini di guerre, violenza, stupri, omicidio, profughi, mentre noi continuiamo a mangiare, come se niente fosse. 

Si può sconfiggere un virus, ma non l'ignoranza

Non so quanto tempo ci vorrà, ma sono convinto che in mesi, al massimo pochi anni, avremo debellato il COVIT-19, ma per l'altro tipo di virus, la peste di cui ci parla il grande Gaber, ci vorrà molto più tempo. Coraggio e cerchiamo di rafforzare le nostre difese immunitarie.

La profezia di Gaber

Insomma, avrete capito che la vera peste, a detta di Giorgio Gaber non è quella bubbonica, ma l'ignoranza. Ora, a breve giro dall'arrivo del covid19, ecco una bella ondata di sana ignoranza dilagare per il paese: medici ed infermieri minacciati, giornalisti picchiati e mille altre forme di violenza, tutte frutto dell'ignoranza.

Testo della canzone la peste di Giorgio Gaber

Un bacillo che saltella
Che si muove un po' curioso
Un batterio negativo
Un bacillo contagioso.
Serpeggia nell'aria
Con un certo mistero
Le voci sono molte
Non è proprio un segreto
La gente ne parla a bassa voce
La notizia si diffonde piano
Per tutta Milano.
La gente ha paura
Comincia a diffidare
Si chiude nelle case
Uno scoppio di terrore
Un urlo disumano
La peste a Milano!
A Milano c'è gente che muore
La notizia fa un certo scalpore.
Anche in provincia si muore.
La peste si diffonde adagio
Poi cresce e si parla di contagio
C'è il sospetto che sia un focolaio
Che parte dal centro e si muove a raggiera
Dilaga dovunque
La peste nera.
È scoppiata un'epidemia di quelle più maligne
Con bubboni che appestano uomini, donne e bambini
L'infezione è trasmessa da topi usciti dalle fogne
Ma hanno visto abilissime mani lanciarli dai tombini
Sono le solite mani nascoste e potenti
Che lavorano sotto, che son sempre presenti.
La gente si difende disperata
La peste incalza e viene avanti
Si dilaga, si scatena agguerrita
è anche peggio di quella del venti
La peste ci viene addosso
La peste non si ferma più
Morti dappertutto
Che vengono ammassati come animali
Non fa neanche più effetto
Sono cose normali
Si fotografano i cadaveri
Non fa neanche più schifo
Ci si lava, ci si pettina
Si esce, si va al bar
Si scansano i cadaveri
Non ci fai più caso.
Ci si abitua così presto
In fondo ne muoiono tanti
Anche al week-end di ferragosto.
Un bacillo a bastoncino
Che ti entra nel cervello
Un batterio negativo
Un bacillo a manganello.

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