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La guerra di Piero: pacifismo combattuto sul campo

La guerra non passa mai di moda.

È triste come queste canzoni, che un tempo sembravano parlare di eventi lontani nel tempo e geograficamente, ora ci tocchino da vicino. È arrivata la guerra in Europa. al di là di strategie e misure di contenimento, la guerra la fanno esseri umani come me e te, che provano sentimenti uguali ai nostri. Che Dio abbia pietà di noi e della nostra follia.

De Andrè e la sua visione della guerra

Negli anni sono state tantissime le canzoni sulla pace, contro la guerra, che esortano le persone a non farsi del male le une con le altre, perché l'umanità vive meglio se unita, e così via. Alcune addirittura scadono nell'ovvio, o nell'utopia. Anche su questo tema complesso, che spesso viene banalizzato, De André è riuscito a tirar fuori un capolavoro: La guerra di Piero.
Il Piero narrato dal Faber, è un soldato morto da eroe sul campo. Di solito si intende per "eroe" uno che muore perché si è sacrificato per sconfiggere il nemico e salvare la patria, in questo caso invece l'eroe è morto ... per non aver voluto cedere all'istinto di uccidere un altro essere umano!
Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa non è il tulipano
Che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
Ma sono mille papaveri rossi

Dove si trova Piero oggi

Il racconto inizia descrivendo dove è sepolto il povero Piero, che essendo sempre stato pacifista, in realtà non voleva andare in guerra eppure è stato costretto a partire, lasciando i suoi cari per andare a combattere senza la certezza di uscirne vivo.
Lungo le sponde del mio torrente
Voglio che scendano i lucci argentati
Non più i cadaveri dei soldati
Portati in braccio dalla corrente

Così dicevi ed era inverno
E come gli altri verso l'inferno
Te ne vai triste come chi deve
Il vento ti sputa in faccia la neve

Fermati Piero, fermati adesso
Lascia che il vento ti passi un po' addosso
Dei morti in battaglia ti porti la voce
Chi diede la vita ebbe in cambio una croce

Ma tu non lo udisti e il tempo passava
Con le stagioni a passo di giava
Ed arrivasti a varcar la frontiera
In un bel giorno di primavera

Si può credere nei valori della patria e della coscienza?

Nessuno, nemmeno la coscienza, è riuscito a fermare Piero dal partire per la guerra e compiere il proprio dovere. Però, il valore della pace, gli rimane anche in guerra e lui, ignorando qualsiasi istinto di sopravvivenza, ci tiene a conservare i propri valori: sono tutti esseri umani, anche se al di là della frontiera ci sono quelli che il mio Stato considera dei nemici.
E mentre marciavi con l'anima in spalle
Vedesti un uomo in fondo alla valle
Che aveva il tuo stesso identico umore
Ma la divisa di un altro colore

Il messaggio pacifista di de Andrè

Qui entra preponderante il messaggio pacifista di De André: "quella che cambia è solo l'apparenza, hanno le divise diverse ma sono sempre uomini: dobbiamo rendercene tutti conto".
Sparagli Piero, sparagli ora
E dopo un colpo sparagli ancora
Fino a che tu non lo vedrai esangue
Cadere in terra a coprire il suo sangue
E se gli spari in fronte o nel cuore
Soltanto il tempo avrà per morire
Ma il tempo a me resterà per vedere
Vedere gli occhi di un uomo che muore

Piero e la difficile scelta tra valori e sopravvivenza

Come detto: il protagonista Piero, è un pacifista che in questo momento si trova nel mezzo di un combattimento a fuoco. L'istinto di sopravvivenza gli direbbe di fregarsene del fatto che l'uomo con la divisa di colore diverso, sia là per gli stessi identici motivi di Piero. Nemmeno lui voleva andare in guerra, ha lo stesso umore che ha Piero, ma si è trovato coinvolto in questa situazione suo malgrado, obbligato dalla propria nazione. Perché quindi ucciderlo? Fosse per Piero, i due, potrebbero anche diventare amici! Ma la guerra è guerra ed entrambi lo sanno...
E mentre gli usi questa premura
Quello si volta, ti vede e ha paura
Ed imbracciata l'artiglieria
Non ti ricambia la cortesia
Cadesti a terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che il tempo non ti sarebbe bastato
A chiedere perdono per ogni peccato
Cadesti a terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che la tua vita finiva quel giorno
E non ci sarebbe stato ritorno

Il cinismo della guerra

Così è: la guerra è guerra e sopravvive chi spara per primo. In quella situazione i pensieri non ci sono, e se Piero ha avuto l'istinto pacifista, l'altro uomo si è visto davanti un nemico e ha pensato alla propria sopravvivenza: per ogni Piero che vuole la pace, c'è sempre un altro che vuole la guerra, ma Piero è caduto, colpito a morte, con la coscienza pulita di essere andato in guerra ma senza aver ucciso nessuno. Questo pezzo, ricorda anche molto un'altra canzone pacifista: Knockin' on Heaven's door, di BobDylan, anche questa dedicata ad un soldato in punto di morte che fa i conti con le buone e cattive azioni compiute in vita.
Ninetta mia crepare di maggio
Ci vuole tanto, troppo, coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
Avrei preferito andarci in inverno
E mentre il grano ti stava a sentire
Dentro alle mani stringevi un fucile
Dentro alla bocca stringevi parole
Troppo gelate per sciogliersi al sole

De Andrè come Bob Dylan

Piero se n'è andato e, morendo, pensa alla sua presunta fidanzata lasciata in patria a sperare in un ritorno che non ci sarà più, a pensare che il suo Piero se n'è andato in primavera, quando tutta la vita inizia a sbocciare e dovrebbe essere un periodo di belle novità e di crescita (la primavera della vita in questo caso, la post adolescenza. Non dimentichiamoci che la guerra la decidono i vecchi, ma alla fine ci mandano i ragazzini). Piero, finito da eroe in un inferno che non meritava, stringendo in mano l'arma mai usata e con un sacco di parole non dette.
La guerra di Piero è forse uno dei più bei brani italiani contro la guerra, tanto che è anche stata usata su dei libri di scuola. E pensare che quand'è uscita, nel 1964, risultò addirittura invenduta! Per poi avere un successo strepitoso anni dopo, con le contestazioni studentesche del 1968 e tutti i vari movimenti pacifisti, tra cui anche il già citato Bob Dylan. Ma la guerra di Piero, è così perché ha una marcia in più: De André infatti aveva uno zio che visse la guerra e ritornò anche sano e salvo da un campo di concentramento, avendo visto una gran quantità di orrori perciò quel brano è stato scritto con una sensibilità diversa, con la voce di chi la guerra l'ha vista e ne conosce, in qualche maniera, le dinamiche.
Purtroppo invece a volte ci sono brani contro la guerra, che si ispirano alla falsa riga della guerra di piero, ma le cui parole vanno assolutamente nel vuoto perché presupporrebbero che tutte le persone che si contrappongono, siano dei Piero pacifisti! Mi riferisco particolarmente alla canzone "Pensa, di Fabrizio Moro, anno 2007. Precisamente non parla di guerra ma di criminalità organizzata però il ritornello recita così:
È nostra, la libertà di dire
Che gli occhi sono fatti per guardare
La bocca per parlare, le orecchie ascoltano
Non solo musica, non solo musica
La testa si gira e aggiusta la mira, ragiona
A volte condanna, a volte perdona
Semplicemente
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare, prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto, un attimo di più
Con la testa fra le mani
[...]Ci sono stati uomini che hanno continuato
Nonostante intorno fosse tutto bruciato
Perché in fondo questa vita non ha significato
Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato...
Nessuna morale, ma da de Andrè, un invito a riflettere
Ora, va bene tutto. Ma guardiamo la realtà. Quanti "Piero" ci sono, disposti a pensare quando hanno davanti uno che gli punta una pistola e loro hanno la facoltà di sparargli? Facile parlare di guerra o crimine quando non si ha l'empatia per mettersi nei panni di chi la vive! Tanto di cappello quindi a De André, che mandando un messaggio pacifista è riuscito a descrivere la guerra in modo realistico.

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