Passa ai contenuti principali

Canzone di Marinella: Faber racconta un delitto irrisolto

La canzone di Marinella è forse uno dei più bei brani scritti da Fabrizio "Faber" De André, scomparso prematuramente l'11 gennaio 1999.
Questo grande cantautore viene ricordato per essere stato un poeta, oltre che un cantante, capace di trattare temi sociali e impegnativi con grande delicatezza e, la canzone di Marinella, ne è un esempio eclatante. Eppure, la vera storia di Marinella non è così delicata come ce la canta Faber.
Questa di Marinella è la storia vera, che scivolò nel fiume a primavera. Ma il vento che la vide così bella, dal fiume la portò sopra una stella.
Già qui De André ci fa capire come stia parlando di un fatto realmente accaduto e di una ragazza che non è più tra noi, scomparsa prematuramente e che merita di stare in cielo. Certo la rima tra bella e stella è un po' ovvia come quella tra sole cuore amore, ma, in questo contesto, con la voce calda di Faber e la melodia della chitarra acustica, creano un'atmosfera di dolcezza che contraddistingue tutto il brano.
Sola e senza il ricordo di un dolore, vivevi senza il sogno d'un amore. Ma un re senza corona e senza scorta, bussò tre volte un giorno alla tua porta.
Bianco come la luna il suo cappello, come l'amore rosso il suo mantello. Tu lo seguisti senza una ragione, come un ragazzo segue un aquilone.

Faber la descrive come una ragazza che ha molto sofferto, "senza il ricordo di un dolore", evidentemente, vuol dire che ne ha vissuti talmente tanti, da non ricordarsene nemmeno più e aver perso la speranza di incontrare qualcuno che le volesse veramente bene. Fino a che arriva questo ragazzo povero (senza corona e senza scorta), che a lei si è presentato come il principe azzurro ... anzi no, il Re, addirittura! Quindi un sentimento ancora più travolgente che le manda i sensi in subbuglio e glielo fa idealizzare in ogni modo, quasi come non fosse più un uomo con i suoi difetti e fragilità bensì amore allo stato puro.

Ma chi è davvero Marinella?

Sentendo De André, ci stiamo immaginando una ragazza idealizzata, simile a una principessa o una donna-angelo, e invece no: è una donna fragile che ha vissuto una vita d'inferno, perché Marinella in realtà si chiama Maria Boccuzzi ed ha origini calabresi, vissuta intorno alla seconda guerra mondiale, costretta a prostituirsi dal suo compagno e uccisa da una mano ignota con diversi colpi di pistola, buttata poi in un fiume durante un freddo inverno.
Il "re senza corona e senza scorta" è Mario, il primo fidanzato di Maria, conosciuto al lavoro. Maria infatti lavorava da giovanissima, perché i suoi familiari erano molto poveri. Contrari al suo rapporto con Mario la cacciano di casa e lei, insieme a lui, inizia a vivere il suo sogno.
E c'era il sole e avevi gli occhi belli, Lui ti baciò le labbra ed i capelli. C'era la luna e avevi gli occhi stanchi, Lui pose le sue mani sui tuoi fianchi.
Furono baci e furono sorrisi, Poi furono soltanto i fiordalisi
Che videro con gli occhi nelle stelle, Fremere al vento e ai baci la tua pelle

Sogno che inevitabilmente si infrange. Fabrizio De André racconta di questa giornata in cui la ragazza sta in intimità con l'uomo dei suoi sogni, ma in realtà la giornata può essere la metafora della vita con la testa sulle nuvole, che dura poco, perché la povertà costringe Maria a cercare un lavoro. Lo trova come ballerina, ma in quel frangente conosce un altro uomo che le promette il mondo intero ma poi la costringe a prostituirsi vendendola, di fatto, a un amico suo che la fa entrare in un bruttissimo giro che le farà fare una brutta fine all'età di 33 anni.
Non si sa niente, purtroppo, di chi abbia ucciso Maria e perché. Presumibilmente voleva ribellarsi a quella vita? Ha conosciuto uno che conta, e che la ha voluta far tacere per sempre? Chissà, fatto sta che la povera Maria, nella vita reale, non ha avuto giustizia secondo la legge, ma ci ha pensato Faber, a non farla dimenticare addolcendone anche la morte.
Dicono poi che mentre ritornavi
Nel fiume chissà come scivolavi
E lui che non ti volle creder morta
Bussò cent'anni ancora alla tua porta
Questa è la tua canzone Marinella
Che sei volata in cielo su una stella
E come tutte le più belle cose
Vivesti solo un giorno, come le rose
E come tutte le più belle cose
Vivesti solo un giorno come le rose

Non è giusto, pensa De André. Non può essere che una ragazza giovane, che ha lottato per poter vivere il suo sogno a costo di finire in un brutto giro e rimetterci la vita, venga così dimenticata come un rifiuto umano. Diamole la dignità che merita, una degna sepoltura in musica, disegnando questo amore eterno del suo compagno che la viene ancora a cercare, dopo averle fatto godere almeno un giorno di felicità, in una vita di dolore.

Commenti

  1. A riascoltare questa canzone dopo aver letto la tua spiegazione vengono quasi le lacrime!

    RispondiElimina
  2. A me venivano già prima, a dire il vero. Pensavo che Marinella fosse una ragazza abusata dai genitori invece è una delle tante -troppe- ragazze finite male dopo esser state costrette a prostituirsi per vivere.

    RispondiElimina

Posta un commento

Leggi anche