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Bohemian Rhapsody: un film di emozioni, per chi le sa vivere

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Sono estimatrice dei Queen dal 1992, e quando si è cominciato a parlare del film "Bohemian Rhapsody", ho fatto il conto alla rovescia: prima o poi uscirà anche in Italia, andrò a vederlo. Aspetto che esca sui servizi di distribuzione digitale o vado al cinema? Tanti amici mi hanno consigliato di vederlo in sala, e così è stato. Questo è quello che il film mi ha lasciato.
Arrivare in sala puntuali, tutto sommato c'era gente ma non era così pieno. Sedersi al proprio posto... e il film inizia con la canzone "the show must go on", ultimo brano rilasciato in un album ufficiale prima che Freddie Mercury morisse nel 1991.

Tante incongruenze negli avvenimenti

Ormai se ne è fatto un gran parlare, già da prima del 29 novembre, data di uscita del film nelle sale italiane: quand'è uscita questa canzone Freddie non aveva i baffi, lui si è ammalato durante quest'anno e non in questo, i Queen hanno litigato non per questo motivo, ma per l'altro, e anche critiche molto più pesanti, addirittura "Questo film piace solo a chi non conosce i Queen".
D'altronde, secondo me, il film da molti è stato visto con gli occhi sbagliati: è un film, non un documentario e romanzarlo è normale, anzi, Roger Taylor e Brian May, hanno anche approvato la stesura della trama - evidentemente andava bene così anche a loro. Ebbene sì, a me è piaciuto molto, se si vuole conoscere la storia dei Queen, in rete e negli store digitali è pieno di risorse scritte o multimediali che la raccontano.
Purtroppo è vero che sono in una posizione di netto svantaggio rispetto agli ammiratori dei Queen di vecchia data, quelli che hanno avuto la fortuna di vivere in prima persona, da adolescenti o adulti, gli anni d'oro della band: io sono nata nel 1980 e quando Freddie è mancato, avevo 11 anni e non conoscevo ancora la loro musica. In secondo luogo, sono non vedente dalla nascita e per forza di cose non ho mai avuto il privilegio di godermi visivamente le performance più o meno dal vivo.
Eppure, quando nel 1992 mia madre comprò il Greatest Hits II in cd, per me e Freddie fu immediatamente passione al primo ascolto: quella passione viscerale, istintiva, travolgente, che solo una ragazzina adolescente può avere per un cantante o attore che le piace. Soltanto io ricordo quante volte ho segretamente desiderato che lui potesse rivivere per venirmi a svegliare con quella voce in un momento calda e tranquillizzante, nell'attimo successivo così carica e graffiante. Sentivo così vicina a me, quella personalità così carica e ambiziosa, ma allo stesso tempo inquieta e con una gran voglia di farsi valere nonostante tutto il mondo la considerasse una persona "diversa", difficile da comprendere, e in questo film, romanzato quanto sia, ho trovato proprio queste caratteristiche di Freddie: lui non ha mai e poi mai voluto fare qualcosa per compiacere gli altri.

Sembrava di essere in un concerto vero

Di solito quando vado al cinema mi informo se il progetto Movie Reading copre quel film con le audiodescrizioni (voce fuori campo che racconta le scene senza dialogo), ma in Bohemian Rhapsody non c'era. Mi metto l'anima in pace e chiedo a un'amica di accompagnarmi... Alla fine è stato veramente meglio così: perché se fossi stata con un orecchio libero e un altro indossando l'auricolare con l'audiodescrizione, mi sarei rovinata tutta l'atmosfera specie nei momenti dei concerti dal vivo. Giuro, sono stata tante volte al cinema, ma un silenzio così surreale in sala non lo ho mai sentito, per quanto non eravamo poi tantissimi. Neanche in chiesa non c'è mai stato un silenzio così, le volte che ci sono andata. Giuro, in certi momenti mi dava l'impressione che ci fosse tutta la sala a cantare le canzoni, e stavo per intonare "love of my life" e "we will rock you" anch'io. Mi pareva di avere il palco là davanti, per un attimo sono ritornata adolescente e mi sarebbe piaciuto saltare dalla poltrona per correre ad abbracciare il "mio" Freddie.

Freddie Mercury: il film ha ridimensionato il mito


Mio malgrado, non sono riuscita a piangere come mi aspettavo, anche sentendo chi l'aveva già visto prima di me. Ciò non vuol però dire che non mi sia emozionata, anzi, questo film mi ha lasciato davvero il segno. Al netto delle varie incongruenze nella biografia ma davvero, il disegno della persona di Freddie è venuto benissimo. Mi fido delle persone vedenti quando mi raccontano che l'attore era stato preparato con cura a imitare i suoi movimenti, vestiti, e trucco. Ma a me, quel che è importato, è di aver incontrato un Freddie diverso. Non avevo più davanti a me il mito, il genio irraggiungibile, quasi divinizzato dal suo talento. Avevo un uomo, con la sua vita e sessualità tormentata, la sua determinazione e ambizione, l'inquietudine e solitudine interiore, le sue debolezze... E la sua malattia. Il suo modo dignitoso di vivere la propria condizione di malato incurabile, quando ha fatto di tutto per non farsi influenzare dallo stigma che ancora oggi perseguita chi vive con questa malattia, né dalla pietà di chi non sa cosa vuol dire ma parla per circostanza. Fortunatamente, i temi della sessualità e malattia non sono stati trattati con morbosità, e questo ha ancora di più accentuato il ritratto di Freddie come uomo a 360 gradi.
Sì, per me Bohemian Rhapsody è stato un bel film, perché mi ha permesso di empatizzare un po' di più con una band che già aveva la mia stima. Mi ha lasciato nel ricordo Freddie innamorato, Freddie inquieto, arrabbiato, determinato, sofferente ... Freddie uno di noi.


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