Passa ai contenuti principali

Michele Pecora - le migliori canzoni

L'angelo della vita e della morte

A volte ascoltando "canzoni sparse", si vanno a riscoprire autori degli anni '70, stranamente dimenticati, che avevano davvero qualcosa da dire. Oggi poi, in un panorama piuttosto mediocre, se ne sente davvero la mancanza. Mi ripropongo di fare una rassegna di questi artisti, partendo da Michele Pecora, non perché sia quello di maggior successo, ma proprio perché è stata ingiustamente dimenticato. Non meritava questa fine. Di seguito le sue 3 canzoni migliori, dalle quali vi consiglio di  partire, se volete conoscere questo artista. 

Era lei

Era lei è probabilmente la sua canzone più famosa. Tornata in auge alcuni anni fa per una questione di plagio. Se ascoltate "sere d'estate" di Zucchero, non vi sfuggiranno le analogie. Il grande bluesman ha sempre negato e, di fatto, ha vinto la causa, ma... non so, sono un po' perplesso. A me comunque piace molto di più l'originale. Di cosa parla? Parla di quei momenti magici e, purtroppo, irripetibili che si possono vivere solo nelle notti d'estate quando si è adolescenti. La caratteristica di quelle storie è che finivano e si perdevano tutti i contatti con la persona della quale ci eravamo innamorati. Capiamoci: magari ci capitava di conoscere una tedesca a Lignano, quando lei tornava a casa ci si dava un sacco di baci e ci si faceva un sacco di promesse. Per dirla alla Jovanotti: pensami, ti chiamo, mi scrivi, ti amo... seeeeee. D'altronde non c'era Internet, non c'erano i cellulari e le telefonate internazionali erano proibitive. Ci si doveva accontentare delle cartoline. Di solito un paio, poi il tutto svaniva e rimaneva solo il ricordo, che il tempo trasformava in una poesia... Al  punto che, probabilmente, il  ricordo è frutto di una fantasia. Non che la storia non ci fosse veramente stata, ma il ricordo col tempo si è modificato e romanzato. Queste sono le poesie d'estate, dimenticate perché  non siamo più capaci di "scrivere" una  poesia così. Ho detto scrivere, ma intendevo "vivere".



Te ne vai

Ancora il viaggio, l'amore, la distanza, l'addio... Ripeto: un tempo le storie finivano davvero. Se conoscevi una ragazza in spiaggia ci facevi quello che sentivi, ma poi finiva davvero tutto. Non ti potevi scambiare il numero di telefono (semplicemente il cellulare non esisteva) e nemmeno potevi guardare le sue foto su instagram (non esistevano ne instagram e nemmeno Internet). Sicuramente Michele Pecora ha conservato un grande ricordo di questi amori adolescenziali, che dominano spesso i testi delle  sue canzoni. L'unica cosa e sperare che lei mantenga vivo il ricordo dell'avventura vissuta col protagonista. Chissà poi, se vogliamo sapere cosa prova lei, magari dovremmo provare ad ascoltare una canzone come "maledetta primavera", che vive la stessa identica esperienza, ma dal punto di vista dell'altro. Resta il fatto che in "te ne vai" viene reso molto forte questo concetto di addio per sempre, quasi l'autore presagisse che un giorno le nuove generazioni non avrebbero capito questo concetto



Vestita di bianco

Questo non è un testo, è un capolavoro, ai livelli di de Andrè. Non capisco come sia potuto passare tra l'indifferenza della gente. Com'è possibile che nessuno si fosse accorto di quanto grande fosse questo cantautore e questo testo? Vestita di bianco non è una sposa, ma è la morte. La morte come la immaginano nelle  culture dell'est. Arriva la morte, ma non è una cosa brutta. Diciamolo, Michele Pecora la accoglie con gioia. La verità è che non ha paura di morire, ha farlo dubitare è il pensiero della sofferenza che recherà agli  altri.  Prima  di morire deve trovare il tempo ed il modo di farsi dimenticare dalle persone che gli vogliono bene e che non è giusto che soffrano. La frase più bella della canzone, secondo me, è quando la  morte gli  dice: "è un vero peccato, sei bello... sei forte". Già, perché qui c'è uno dei grossi problemi: la gente, nella sua superficialità, non riesce a capire che, anche una persona apparentemente fortunata, può soffrire. La gente è banale: se sei ricco, bello, in salute, devi per forza essere felice. Magari fosse così facile... Non c'è bisogno che vi spieghi io il significato di questa canzone, si tratta certamente di una delle più belle canzoni sull'eutanasia mai scritte.



Commenti

Leggi anche