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La prima volta nelle canzoni: amare vuol sempre dire soffrire?

Dagli anni 70 ad oggi, molte canzoni hanno trattato il tema degli adolescenti che fanno l'amore per la prima volta e, quando il tema coinvolge le ragazze, è sempre stato affrontato come qualcosa che necessariamente porta a soffrire, più o meno pesantemente. Maliziosamente mi viene da chiedermi: non è che forse, attraverso la musica, qualcuno voglia tentare di seminare una sorta di terrorismo psicologico affinché le ragazze restino vergini fino a data da destinarsi?
Ci stavo riflettendo proprio in questi giorni dopo aver letto la recensione che uno dei miei blog preferiti, Orrore a 33 giri, ha scritto proprio in merito a uno di questi brani, risalente agli anni 70.

Fine anni 70: Luca D'Ammonio


Tra la fine degli anni 60 e quella dei 70, si è generata anche nella musica una rivoluzione sociale che vedeva la sessualità passare da un estremo al suo opposto: dalla repressione, alla massima espressione partendo dall'arte, da cui si è sviluppato un genere che è stato chiamato "orgasmo songs", ma eventualmente se ne riparlerà (c'è un libro che tratta questo genere approfonditamente, scritto da Fabio Casagrande Napolin intitolato Orgasmo song: sesso, musica e sospiri). A fine anni 70, quando le canzoni sexy iniziavano già a diminuire, è arrivato Franco Jadanza, sotto lo pseudonimo di Luca D'Ammonio, con due singoli: "ragazzina", e "prima esperienza".
Il primo, "ragazzina", non parla esplicitamente di rapporti intimi anche se a un certo punto dice "cosa fai mezza nuda davanti alla finestra" il che fa chiaramente capire come quel ragazzo non fosse stato là per guardare il gran premio. La canzone illustra un addio tra due innamorati. Anzi no: si parla di un giovane che si è voluto divertire con una ingenua adolescente la quale ora è in lacrime perché lui l'ha scaricata come un MP3 senza farsi troppi problemi e cerca di convincerla in tutti i modi che sì, di lei gli importa qualcosa, ma adesso purtroppo con gran dispiacere lui se ne deve proprio andar via per sempre. E poi, dai, quanto cattivo (per esser gentili) deve essere uno che mentre lei soffre, le dice "sembri un salice piangente", "domani mattina ti accorgerai che la vita va avanti come prima"? Io gliene avrei date due alla volta fino a che non porta dispari.
Il ritornello cantabile, se vogliamo, è quello che fa più riferimento al contesto della prima volta:
Ragazzina, non sei più una bambina, c'è una lacrima che trema, sui tuoi occhioni blu

Domattina vedrai, più serena sarai, per amore non si muore mai.
In primo tempo, ho pensato che si trattasse di un ragazzo che salutava la ragazza prima di partire per la guerra, d'altronde quelli erano comunque i tempi delle canzoni pacifiste a oltranza. Anche fosse stato il servizio militare, comunque non c'era motivo di salutarsi per sempre dato che dura un anno.
Il "non sei più una bambina" / "per amore non si muore mai", credevo si riferisse al fatto che lei doveva diventare adulta in fretta, trovandosi a vivere un dolore di un -possibile- lutto ancora prima che la sua storia d'amore avesse un futuro, ma ciononostante aveva tutta la vita davanti per potersi riaffacciare a un'altra relazione. Invece poi approfondendo il contesto sociale e musicale in cui Luca D'Ammonio ha lavorato, mi sono dovuta ricredere. Forse, volevo solo trovare un motivo, non espresso nella canzone, per cui quel ragazzo avesse deciso di mollare così quella povera malcapitata!
Più esplicita invece è quella uscita l'anno dopo: "prima esperienza", in cu,i per quanto non si parli di particolari, c'è proprio il colloquio di due ragazzi impacciatissimi, con il gergo delicato e assolutamente non volgare di fine anni 70 dove l'adolescente non viene dipinto come nelle canzoni di oggi, ovvero un ragazzino che diventa adulto bruciando volontariamente le tappe, ma viene molto più realisticamente raffigurato come quello che è: un ragazzino, che fa tutti i suoi passi per crescere, con tutte le incertezze del caso.
Comunque, la situazione descritta, momento importante di crescita per ognuno di noi, viene vista come una delusione unica, per la quale conta solo la sensazione dell'uomo ("ti amo perché hai fatto questo per amore mio") ...a casa mia, queste cose si decidono in due, non è che una si sacrifichi per l'altro. Certo, erano gli anni 70 e dalla cultura repressiva stavamo uscendo (ma ne siamo mai completamente venuti fuori?)

Anni 90: tra incomprensioni e paure


Vent'anni dopo le canzoni di Luca D'Ammonio, i tempi sono cambiati e la sessualità non è (o non dovrebbe essere!) più un tabù eppure per gli adolescenti, soprattutto ragazze, i pensieri negativi ci sono lo stesso e sono identici: la paura, la delusione, ma anche gli uomini che in un modo o nell'altro se ne approfittano.
Il primo caso è Bughi, una canzone di un gruppo che durò qualche anno, i Vernice, il cui leader si chiamava Stefano D'Orazio, omonimo del batterista dei pooh, ma era pelato. Bughi è una ragazzina adolescente in eterno conflitto con il mondo, la quale ha avuto la prima esperienza nel contesto di una relazione occasionale con il ragazzo sbagliato:
Bughi è sveglia di già, ha pianto tutta la notte e nessuno lo sa. E poi nessuno la vuole ascoltare, hanno tutti qualcosa, qualcos'altro da fare.

E Bughi piange per lui, che doveva capire il timore che ha.

Ha riso forte della sua inesperienza, e che poi a tutti i costi l'ha voluta far sua.

Bughi, se vuoi ne parliamo con calma, ma l'hai guardato e l'odiavi di già...

[...] Bughi è sveglia di già, da oggi è una donna e nessuno lo sa.
Il sito antiwarsong canzoni contro la guerra ipotizza si tratti di violenza sessuale, ma ho i miei dubbi. Penso piuttosto sia il solito bullo che seduce le ragazzine e si fa forte di fronte alla loro normale ingenuità. Vernice - Bughy

Con Nek finalmente l'uomo diventa premuroso


Nella seconda metà degli anni 90, arriva Nek, con la canzone "cuori in tempesta" in cui, finalmente, la prima esperienza di una ragazzina viene trattata in modo diverso: l'uomo che la ama e le sta vicino.
Con gli occhi gonfi ti riaggiusti un po', nello specchietto vedi un mostro tu. Ma non è il fuori a preoccuparti no, è tutto il resto che ci butta giù. Un conto è parlarne con le amiche tue, ma a fare l'amore si è soltanto in due, poi l'esperienza c'è o non c'è...

Sensi di colpa, paura, delusione di un rapporto che non soddisfava in pieno le aspettative di una ragazzina con le amiche evidentemente un po' troppo esagerate nel descrivere le proprie esperienze.
La prima volta può deludere, dicevi "fa piano" e io pensavo a me. Mi chiedi persino se sei frigida, volevi soltanto andassi via da te. Se sei andata in crisi c'è un perché, tu eri bambina e non lo sei più, e non è come immaginavi tu

L'uomo descrive lo stato d'animo, fisico e psicologico, della ragazza, e la sua empatia viene raggiunta nel secondo ritornello:
Dai dai dai, cuori in tempesta siamo noi, fuori di testa adesso sei, piccola frana mi odierai. Amore dai dai dai, ci sono stato attento sai. Ma sto da cani come te, ti sto vicino...

E alla fine
Chiamami, ci chiuderemo in camera, le bocche sul telefono, ci rideremo su noi due...

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