Giorgio Moroder.
Alan Sorrenti
Tutti conosciamo Alan Sorrenti grazie a "figli delle stelle", uno dei grandi tormentoni delle estati degli anni '80. Bollato come meteora è scomparso, per riapparire, di tanto in tanto, in qualche festival anni '80 o qualche trasmissione televisiva per nostalgici. A parte il fatto che il concetto di musica commerciale, secondo me, va chiarito: io per musica commerciale intendo un prodotto mediocre, realizzato per piacere subito alla maggior quantità di persone e, di conseguenza, rigorosamente di moda e un po' scontato. Sicuramente senza nulla di sperimentale: un disco commerciale deve piacere sicuramente, un disco sperimentale non sappiamo quanto possa piacere. Fin qui tutto bene, ma, a volte, si fa l'errore di definire commerciale un disco che piace a tutti, a prescindere da tutto il resto. Sentivo che su radio Capital qualcuno definiva commerciale l'album 4 dei Led Zeppelin... Bene, detto questo, "Figli delle stelle" è una canzone che entra subito in testa, piace a tutti e, di fatto è stato un tormentone, ma questo non toglie che si sia trattato di un brano di qualità, sia come musiche (originali ed arrangiate ad arte) sia come testo (originale ed unico nel suo genere). Non solo questa canzone merita più rispetto, ma ci si è completamente scordati del primo Alan Sorrenti, quello di "Aria", un capolavoro, degno di essere messo su un piedistallo, al fianco degli Area e della PFM. Si era fatto un buon seguito di cultori della buona musica dopo quel capolavoro, cultori che lo hanno abbandonato nel 77, dopo l'uscita dell'omonimo album "figli delle stelle". Successivamente ha tentato di tornare alle origini, ma il suo vecchio pubblico non gli ha mai perdonato il passaggio alla disco music e non lo ha accettato. Come conseguenza ha perso sia i fan della musica "impegnata" sia quelli della musica disco music. E il seguito lo conosciamo tutti. Suggerirei, per riscoprire l'artista, di andarvi a ripescare lo sconosciutissimo album, pubblicato nel 1987, "Bonno solu boday". Una vera chicca che non conosce nessuno. Io lo ho scoperto per sbaglio, dopo aver comprato il vinile a 1000 lire in un mercatino. Ascoltatevi anche "L.A. & N.Y.", l'album con "tu sei l'unica donna per me", tanto per capirci. Vi accorgerete che è un capolavoro, suonato e arrangiato da 22 artisti internazionali, sotto la sapiente guida del nostro Alan.
Gazebo - Paul Mazzolini
In realtà Paul Mazzolini, in arte Gazebo, è di origini friulane, ma di cittadinanza americana. Forse l'unico vero americano appartenente a quel fenomeno che prende il nome di "Italo Disco". Infatti, se già non lo sapete, andate a vedere: tutta la disco music americana che ha invaso le nostre radio e discoteche negli anni 80, in realtà non era americana, ma italiana. Dietro a nomi come Den Harrow o P. Lion si nascondevano persone che rispondevano al nome di Stefano Zandri o Pietro Paolo Pelandi. Detto questo, è stato un grande. Dite quello che volete, ma chi non si è innamorato della melodia al pianoforte di "I like Chopin"? È tanto bella che, successivamente, è uscita anche in versioni esclusivamente musicali, suonate al piano, da orchestra o al violino. Non ha mai stancato e, ancor'oggi, su youtube è ascoltata da centinaia di milioni di persone. Non solo, vi sono altri grandi capolavori dell'artista, come Masterpiece, poco conosciuti perché all'ombra del suo brano più famoso. In pratica Gazebo è stato aggiunto all'elenco delle meteore degli anni '80, senza che qualcuno si accorgesse che, in realtà, aveva fatto un prodotto di grande qualità. Provate a riascoltarlo e, sono sicuro, mi darete ragione.
Raf
Sicuramente qualcuno di voi è già pronto a scrivere nei commenti che Raf non è affatto dimenticato. È vero, ma RAF è un cantante con due vite: il nuovo Raf che canta in italiano musica leggera ed il Raf delle origini, che faceva Italo Disco, naturalmente in lingua Ingelese. Self Control è un evergreen, reso celebre in tutto il mondo grazie anche alla straordinaria interpretazione di Laura Branigan, eppure pochi sanno che l'autore è lo stesso che ha scritto il "Battito Animale". Ecco perché lo ho messa nella lista degli autori dimenticati.
Tony Esposito
A Napoli è una leggenda, fuori Napoli è quasi sconosciuto. Ho avuto la fortuna di vederlo due volte dal vivo, la seconda accompagnato dalla "Banda del sur". L'inventore lo chiamavano, perché riusciva ad arricchire le sue abilità di percussionista con l'utilizzo di strumenti che lui stesso inventava. Chi lo conosce, lo conosce grazie al brano "Calimba del Luna", scritta da Zucchero Fornaciari. A proposito: sapete che la "Calimba" è uno strumento musicale africano? Ascoltatevi "Sinue" e scoprirete che siamo davvero ad un altro livello. Grandi musiche e grandi percussioni, degna del miglior rock latino. Personalmente lo considero il Carlos Santana italiano.
Camerini
Il più grande dimenticato. Genio assoluto: la competenza musicale di un session man, la capacità di mescolare rock, punk e ritmi brasiliani, la costruzione di un'immagine creativa e visionaria, ne hanno fatto il simbolo dei miei anni '80. "Cenerentola", nel '77 era 15 anni avanti rispetto tutta la musica italiana, anche rispetto a Battisti, Celentano e tutti i più blasonati.
Steve Rogers Band
Steve Rogers era il soprannome di Guido Elmi, e loro erano la prima band di Vasco Rossi. Band al quale la leggenda di Zocca non ha mai dato il giusto riconoscimento. Hanno tentato anche una carriera indipendente, con Massimo Riva alla voce, ma con scarso successo. Per il pubblico non erano che il gruppo spalla di Vasco Rossi. L'unico brano ad ottenere un certo successo commerciale è stato "alzati la gonna", un pezzo un po' stupido, ma sostenuto da una buona base rock. Vi invito ad ascoltarli senza pregiudizi, senza considerarli dei raccomandati, e vi accorgerete che non erano affatto male.
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