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Creusa - Rancio

Parlando di un noto critico d'arte nazionale, o almeno, di un sedicente critico d'arte, spiegavo che essere un bravo critico non significa conoscere a memoria la data di nascita di qualche artistica. Nemmeno la spiegazione di un'opera di Michelangelo fa di te un critico d'arte: sono capace anch'io di leggerne una delle migliaia da un libro e riproporla ad un pubblico: se vuoi essere considerato un grande critico li devi scoprire gli artisti, solo così dimostri di saper cogliere il bello, a prescindere dalla fama di un artista o dal prezzo di un'opera. Quel critico, malgrado i mezzi che ha da sempre a disposizione, non è mai riuscito a scoprire nessuno. Io non sono un critico musicale, ma voglio lo stesso provare a scrivere su qualcuno ancora poco noto: è facile scrivere di Vasco o Bob Dylan, non bisogna essere dei geni.

Rancio, finalmente un nuovo cantautore

Oggi vi voglio parlare di Luca, alias Rancio, che ho avuto modo di conoscere tramite questo blog. Si tratta di un giovane cantautore che si propone con lo stile tradizionale dei cantautori, non rap, trap o altri fenomeni di moda, ma testi impegnati, molto impegnati, suonati con l'accompagnamento di una chitarra. Non credo che l'autore si offenda se dico che mi ricorda più Guccini che Achille Lauro. Personalmente, e chi legge il mio blog lo sa, considero il "cantautorato" come il miglior fenomeno musicale Italiano del dopoguerra

Cerusa: musica e interpretazione

Prima di parlare di testi, che in fondo è il nostro mestiere, vorrei spendere 2 parole sulla musica e sull'interpretazione. Partiamo dalla prima. Per alcuni hanno ho fatto il fonico, o almeno, così mi piace ricordare. In realtà lavora nei grandi concerti, assemblando i mixer e collegando gli strumenti, poi, sotto la direzione del "vero fonico" della situazione, faceva anche qualche settaggio. Insomma, più che un fonico ero un facchino. Questo però mi ha permesso di vedere centinaia di concerti da sotto il palco o direttamente dal palco, insomma, ho avuto il modo di farmi un po' l'orecchio. Spesso mi viene chiesto di ascoltare dei lavori ed esprimere un giudizio. Quelle che mi trovo più spesso a criticare è la ricerca del virtuosismo o della semplice velocità, fini a se stessi, mentre trovo che sia molto più importante lavorare sul suono e stare attendi a non andare fuori tempo, piuttosto che cercare di battere Steve Vai in una scala cromatica. In questo senso Rancio mi ha davvero sorpreso: la chitarra "riempie" davvero l'atmosfera. Mi è difficile dare una definizione di questo "riempie", mi riferisco al fatto che la chitarra sembra bastare, che non c'è quella sgradevole sensazione di "mi manca qualcosa" che capita quando manca una band dietro la canzone. Non è facile come sembra, esistono dei chitarristi che sono dei veri maestri in questo, si pensi a Dick Evans degli U2. Per quando riguarda l'interpretazione ci siamo, la voce si sposa perfettamente con lo strumento, solo, a parer mio è un po' troppo basse e roca, un po' troppo "James Hetfield" per capirci. Secondo me il pezzo verrebbe bene se cantato un paio di ottave più alto, cosa che non dovrebbe essere difficile, perché si avvertono chiaramente le potenzialità vocali del cantante. Ma questa è e resta una mia opinione personale.

Testo di Cerusa di Rancio.

L'articolo è in fase di stesura, vi invitiamo a tornare a breve. Non è un testo sempliciotto, quindi mi ci vuole un po' di tempo, intanto vi lascio il link al pezzo. Ascoltatelo e ditemi se condividete quanto scritto fino ad ora.


Commenti

  1. Grazie mille di nuovo per lo spazio che mi hai dedicato e per le gentili parole Luciano:)
    Farò tesoro dei consigli sulla tonalità del brano, concordo pienamente sul fatto che alzandola il brano risulta molto più incisivo:)
    Luca

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